Karsten Krampitz, Berlino (D)

Nato nel1969 a Rüdersdorf nei pressi di Berlino/ vive a Berlino Studi di Storia moderna e contemporanea, Scienze politiche e Letteratura moderna e contemporanea presso l’Università Humboldt di Berlino.

Download testo in:
Formato Word (*.doc)
Formato PDF (*.pdf)

 

Informazioni sull'autore
Videoritratto

 

TDDL_2009_banner_beige_0: descriptionTDDL_2009_banner_beige_0: description    

 

Andare a casa

Una novella (estratto)

 

Contropresentazione

 

Nella “Steinburger Allgemeinen” del 7 marzo 2006 Lei scrive: “Prima e dopo la morte di Benno Wuttke ci sono stati molti farisei, ma un solo Giuda – l’informatore non ufficiale “Nelke”alias Ulrich Schwenke.” – Poi constatai: non sono mai stato un informatore non ufficiale del Ministero per la Sicurezza dello Stato della DDR.

 

Steinburg, 14 marzo 2006

Avv. Stefan Eisenmann, legale di Ulrich Schwenke, parroco emerito

 

I fiori sono pericolosi. Lo sapevate? Solo che non ho voluto crederci; il sacrestano lo raccontava giorni dopo il fatto:

“Pastore Schwenke”, disse quello, “ogni mattina c’è sempre un mazzo così piccolo”.

In quel punto ce n’era uno; a neppure tre passi dalla scalinata della chiesa, accanto alla cabina telefonica, che allora era ancora lì. La benzina che era bruciata aveva lasciato sulla lastricatura un cerchio, di colore blu scuro, di cui a lungo gli uomini della nettezza urbana non vennero a capo – era come una cicatrice sul basalto.

Per lo più si trattava di chiodi di garofano, contro i quali la polizia doveva intervenire, così come li aveva attaccati anche quel giorno: i compagni del VP si erano affrettati a togliere l’insegna che fratello Wuttke aveva collocato sul soffitto.

 

La ricerca con i fiori col tempo rallentò, ma non s’arrestò del tutto. Sa, di tanto in tanto verso mezzogiorno c’erano lì dei chiodi di garofano. Già, che si vuol fare? Non è certo vietato, passando, lasciar cadere un fiore. Ed ogni volta saltavano fuori due uomini dalla Lada che si trovava là, nel parcheggio a lunga durata; uno s’assicurava il corpus delicti, mentre l’altro gli copriva le spalle.

 

*

 

La nostra chiesa sulla piazza del mercato viene presa piuttosto come un museo, un punto di passaggio per i gruppi di turisti: “Guardate! Qui è passato ES!”

Ma la gente che vive qui non è mica più superstiziosa. In questa città l’Onnipotente è una diceria. La gente ha dimenticato di aver dimenticato Dio. Dio non esiste.

Dio è colui che dona.

Ma perché le racconto questo? Pubblichi la lettera del mio avvocato. E poi, caro signore, deve archiviarla. Cui bono? L’intera storia ha provocato così tanta disgrazia. Ed inoltre: il suo articolo è apparso da un bel pezzo, le Sue risposte le conosciamo. Sta cercando ora forse la domanda azzeccata?

Funziona così nel giornalismo, no?

Una mezza pagina Lei ce l’aveva nella pagina della cronaca locale. A suo tempo non potevamo rinunciare agli annunci funebri. – E non solo questo! Il signor reporter trova al proposito ancora del tempo a disposizione per familiarizzare con l’oggetto della sua supposta ricerca. Ho già detto a mia moglie: “Il tipo ha fegato per emergere”. Il tipo col quale lui prima ha parlato?! Con un altro reporter? Sempre lo stesso. In occasione degli anniversari l’uno copia dall’altro. Oppure come Lei, il mio preferito, da un qualsiasi atto. Che cosa sanno di me questi atti, di me come uomo?

Chi sono io, dunque? Davvero nulla più che una voce di tutti gli atti registrati sulla mia persona?

Questo è qualcosa di enormemente spaventoso. Al telefono abbiamo tolto la spina, il nuovo numero non sarà più nell’elenco telefonico. Questo non era sopportabile: tutte le persone estranee che pensano di poter insultare a qualsiasi ora del giorno e della notte. Mia moglie venne disturbata mentre faceva la spesa – per causa mia. Ma Lei sa già tutto.

 

Lei non sa un bel niente.

Altro che Giuda, Lei è un esperto.

Non è quello cui Gesù deve aver detto: “Ciò che devi fare fallo subito!” Dica come funziona: svelare il nascondiglio di qualcuno che ha una vita pubblica? Uno di cui tutti sanno dove dimora. E che cosa si aspetta da me? Anch’io devo difendere la mia dignità con il capestro? Chi è Lei? Chi Le da il diritto di diffondere queste cose?

Lei non sa nulla. Lei non ha nulla. Non ha alcuna dichiarazione d’impegno con la mia firma.

E poi solo questo kitsch. La prego, quando leggo questa patetica porcheria. Posso citare? “Il tempo guarisce tutte le ferite…” – Lo dimentichi; il tempo stesso è la ferita. Una malattia che ho appena superato. Tra un paio di settimane compirò settantotto anni. Capisce? Tornerò subito a casa e un altro mi domanderà.

No, caro il mio preferito, non mi scagionerò di fronte a Lei.   

Inoltre continuo ad essere soggetto all’obbligo del silenzio in quanto pastore d’anime, anche in pensione. Dunque non posso parlare con Lei di tutto e di tutti.

Lo trova comico, vero?  Una presunta spia che s’appella all’obbligo del silenzio. – Nel caso questa non fosse una story? Con questa postilla riceverà veramente qualcosa tipo una taglia? Penso di sì, la Sua fatica ed anche il Suo coraggio devo pur essere retribuiti! Tirare il leone per la coda quando è morto non è cosa che tutti si fidano a fare. L’avvocato raccontava che Lei sarebbe arrivato originariamente da Kassel. Ecc. ecc. Un redattore locale quarantenne proveniente dall’Assia. Caro signore, ne ha fatta di strada. Mia moglie ha subito pensato: “Perché non diciamo davvero agli uomini di Kassel come loro hanno vissuto?” Certo, perché no? Dunque darei volentieri un’occhiata nei Suoi atti. Si potrebbe fare? Accidenti, è già tempo di fare l’intervista? Sta già registrando? Che cos’è questo rumore? Lenchen! Anche oggi di nuovo un latrato. SIGNORE IDDIO! Lene, che cosa combina il cane là fuori? LENCHEN, IL CANE!!! Vai a vedere, per favore? Il nostro cane è quasi cieco. Abbaia sempre per paura. Ma che possiamo fare? – Chiudo la finestra. Solo un momento, per favore.

 

*

 

Quando potrò parlare con lui un’altra volta? Glielo chiederò: fratello Wuttke, non hai letto nella Bibbia che il dolore e l’affanno fanno parte della vita? Cosa venne imposto ai testimoni, visto che sopportarono con gioia? E’ stato descritto dagli apostoli: “si presentarono al cospetto del consiglio, perché erano degni di soffrire per Cristo”. E l’apostolo Paolo dice: “Ci vantiamo degli affanni”. Nella Lettera agli Ebrei di legge: “Hanno sopportato con gioia il furto dei loro beni”. – Non l’hai letto, fratello Wuttke? Come, per tutto l’oro del mondo, potresti deciderti per un simile passo?

Non sopportiamo il fatto di avere un crocifisso per Signore? Un uomo indifeso che ama, che non ha protestato, che ha pregato dalla croce per i suoi carnefici e per i suoi vessatori, che ci ha detto: “Benedite chi impreca contro di voi, amate chi vi odia!”

 

*

 

Vede, neppure ora voglio parlare male di Benno Wuttke. Ma questo era davvero un suo tratto caratteristico. Le categorie di spazio e tempo erano per lui sempre difficili da conciliare. Non solo non veniva mai agli appuntamenti – s’incontravano addirittura altri due o tre che lui aveva impegnato nello stesso luogo e alla stessa ora.

A questo proposito, il tempo era la sua vera professione. Come pastore, fratello Wuttke aveva avuto, come si dice, una vocazione tarda, mentre il suo primo mestiere è stato quello di maestro orologiaio. Su questo in convento devono aver riso molto sotto i baffi: ma come, un orologiaio che non ha un minimo di senso del tempo? Che arriva sempre tardi, che non si accorda con il tempo? Me lo vedo ancora qui, in piedi, con quel vestito malconcio e con la fredda pipa nella mano destra, a ragionare su una qualsiasi questione marginale. Qualche volta incorreva in quella cantilena della sua patria. Quella della Prussia orientale: “Pietà!” Oppure: “Perché? Non venire oggi, vieni domani, o ancor meglio dopodomani.“

 

Nello stesso tempo veniva da lui una tale inquietudine…- come posso spiegarla? Una volta sono salito sull’auto di fratello Wuttke. Non ricordo dove volessimo andare. Avrei voluto allacciarmi le cinture e lui si mise a ridere, chiedendomi se non credevo  più nel “Signoriddio”.

Ma certo. Posso confidare sempre e dovunque nel Signore? Oppure in questo modo lo sfido? Il traffico commerciale non rappresenta forse una benvenuta opportunità per dimostrare l’esistenza di Dio? – Nulla di meglio. E il tipo guidò davvero come un matto.

Si può dire così, “matto”? A quest’opinione, che Benno Wuttke sia stato un pazzo, s’attaccano ancor oggi alcuni.

Allora era pazzo anche Geremia, quando distrusse un vaso e camminò per la città con un giogo alla gola? Oppure Ezechiele, quando per entrare in una casa invece di usare la porta fece un buco ad una parete. Oppure Gesù, quando davanti a tutti s’immischiò con oscuri personaggi? –Chi o che cosa è folle?

E che cos’è normale?

In ogni caso fratello Wuttke ha fatto cose folli. Una volta, il giorno della Pentecoste, in chiesa liberò una colomba per rendere un’immagine dello Spirito Santo. In un’altra celebrazione portò con se un telefono. Salmo 50, verso 15: “Chiamami quando sei nel bisogno, così ti salverò”. Mi ricordo ancora bene un’altra predica: ”Se non crederete come bambini non entrerete nel regno dei cieli”. – Per tutto il tempo, in quell’occasione, tenne in braccio un cucciolo di gatto. I bambini che sedevano in chiesa con i loro genitori…accidenti, quel bagliore negli occhi. Fratello Wuttke raccontò che recentemente aveva messo il gattino sulla stufa, nel punto più alto, e poi l’aveva chiamato: “Salta, gattino! Non aver paura!” e quello gli era saltato davvero in braccio. Quel tentativo l’aveva ripetuto il giorno stesso con la madre del gattino: “Ma non ha voluto saltare“ disse fratello Wuttke, “sebbene quella avrebbe potuto fidarsi di me”. Ma non fa nulla. Riceverà lo stesso il cibo.

Il tipo aveva idee! Per una cerimonia funebre, una volta si fece dare dal fabbro una pesante catena di ferro che gettò sul pavimento durante la predica. Sarà così, un giorno, quando perderemo le nostre catene.

 

*

 

Già da tempo lui stesso aveva gettato lontano le proprie catene.

Di questo Fratello Wuttke ne parlava di tanto in tanto, anzi, fantasticava! Era stato un peccatore penitente, uno scroccone ed un vagabondo, e perfino un ladro. Ma soprattutto un ubriacone. Eppure Gesù, nostro Signore, è venuto proprio per loro. E loro gli si rivolgono – tutti gli affaticati ed oppressi. Al perché si trattasse proprio della nostra città, fratello Wuttke non poteva rispondere. Penso che Steinburg si sia semplicemente trovata lungo la strada. Benno Wuttke era allora ormai del tutto alla fine. Il suo primo matrimonio e il suo laboratorio d’orologiaio erano falliti, contemporaneamente. Così se ne andò per la campagna, da est e ovest e viceversa. Il confine con la Germania occidentale era ancora attraversabile.

Benno Wuttke era pronto a bere fino a creparne. Non che non volesse essere aiutato – non ce n’era proprio, d’aiuto. Una volta fece irruzione in un negozio, in un giorno feriale, in pieno giorno! Attraverso la finestra della cantina era salito fino al deposito, aveva afferrato due fiaschi di acquavite di grano facendo un gran baccano – volutamente! -, così che l’uomo alla cassa era andato a controllare. Il negoziante avrebbe dovuto chiamare la polizia nella maniera più cortese per porre fine a quello strazio. Che cosa fece invece quell’uomo? Gli lasciò aperta la porta! Benno Wuttke fece addirittura l’occhiolino! Che cavolo: “Tutto chiaro. So ciò di cui hai bisogno. Via, sparisci!” Non era quello il suo negozio. Quando fratello Wuttke lo raccontava molti anni dopo, diceva ancora: “No, un ubriacone non s’era ancora mai visto“.

 

*

 

Benno Wuttke era per così dire in giro – ma non come orologiaio. Si può dire, andare in giro come un orologiaio? Si può chiedere in un cantiere edile: “Buon giorno, avete qualche orologio da riparare?” E’ lo stesso. Il tipo era un gironzolone e a Steinburg lui voleva fare una buona “presa”, voleva aspettare davanti alle chiese, davanti ai cimiteri, finché non arrivassero le persone. Si sa bene tutto questo. Oppure si incalza il pastore davanti alla porta dell’appartamento: “Un saluto a Dio, il viandante a piedi! Un onorabile vagabondo chiede una piccola azione buona.”

E col denaro ci si ubriaca. Il nostro Benno Wuttke tuttavia era ancora relativamente ben “rifornito” per il giorno, per non dire ubriaco fatto.

In quello stato – di fatto era già pronto a lasciare di nuovo la città – lui suonò all’edificio in mattoni della Comunità di Cristo. Successivamente gli sarebbe stato raccontato che egli aveva chiesto al sacrestano con lingua pesante se poteva farsi rasare dai potenti.

“Rasare?” gli rispose il sacrestano. – Sì, altrimenti sembro “un barbone”.

 

Ah Dio, i poveri! Non voglio prendermi gioco di loro. Sono particolarmente vicini al Signore. Di certo Benno Wuttke non è mai stato povero di fantasia, era un commediante, e anche molto talentuoso. Una simile indigenza, così immeritata. Un destino umano di una dimensione così drammatica, ma anche una disgrazia.

Il resto se lo può immaginare. Prima Benno Wuttke ricamava le sue leggende da solo. Aveva avuto davvero così tanta fortuna. Era stato come se i giusti avessero chiesto al re: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? Quando avevi fame e ti abbiamo dato da bere?

Assurdità, nella comunità di Cristo, tutti quelli erano semplicemente uomini incredibilmente affabili. Dalla rasatura ne venne un letto, una doccia calda, un pranzo, un nuovo cappotto, e poco dopo Benno Wuttke sperimentò la prima funzione.

 

Della comunità di Cristo oggi non si ricorda quasi nessuno, in ogni caso non nella nostra città. Era una chiesa libera, ma non grande. Poco lontano dall’uscita dell’autostrada c’era la sua casa. Forse erano una ventina le persone che vi andavano a messa la domenica; come studente di teologia sono stato lì una o due volte, per curiosità.

La comunità originaria è stata di gran lunga più numerosa, sebbene si trattasse del frutto di uno scisma succeduto ad un altro scisma. Molto tempo prima della guerra quelle persone si erano staccate dalla tradizionale Assemblea di Dio, la loro libera chiesa originaria, - non qui da noi tuttavia, piuttosto prevalentemente nella Prussia orientale. Quella piccola comunità ai margini della città era dunque, se vuole, una chiesa d’esilio en miniature. Ufficialmente qualcosa del genere non c’era mai stato, era mancato: una chiesa di espulsi!

 

Comunque sia, fratello Wuttke, che dall’infanzia non aveva più messo piede in una chiesa, neppure nella peggiore indigenza, il che vuol dire: la necessità insegna a pregare – lui ha illuminato volentieri il suo approdo nella comunità di Cristo, ha parlato di un’esperienza di risveglio, come se quel giorno si fosse svegliato da un sonno lungo e febbricitante.

Poi quelli lo portarono semplicemente in ospedale; accadde giorni dopo, altrimenti l’uomo sarebbe caduto ancora in delirio.

 

*

 

La maggior parte delle visite le ricevette da Ellen, la sua futura moglie. La sua famiglia fu la prima ad accogliere Benno Wuttke. Allora Ellen faceva le pulizie in ospedale e quindi poteva occuparsi un po’ anche di lui. Gli sistemava i vestiti, gli portava della frutta, quando ce n’era da acquistare, e soprattutto cercava di parlare con lui.

Benno Wuttke era sempre stato un buon intrattenitore, charmant e dotato d’eloquenza. Dio, avrebbero dovuto ascoltarlo! La cosa più brutta era: poco a poco dimentico la sua voce. E’ davvero un peccato. Non sono molte le persone con le quali si può parlare di questo – ma nessuno di loro l’ha ascoltato. Con poche parole ad uno ha toccato l’anima. Suona come: “Non preoccuparti, me ne occupo io. Si sistemerà tutto.”

 

Ellen lo desiderava, quando quel Benno Wuttke parlava del futuro e si perdeva in chissà quale sogno. I vecchi della comunità di Cristo tramavano sempre nuovi progetti per il passato. Si sa bene: ach, imbiancava ancora? Prima andrà tutto meglio!”

Alla comunità di Cristo, fino all’arrivo di Ellen, appartenevano solo signori attempati. Vecchi personaggi dei quali ci si meraviglierebbe sapendo come fossero riusciti a oltrepassare l’Oder. Già da tempo non c’erano stati più battesimi, ogni anno aumentavano piuttosto le sepolture.

Ed Ellen? Lei voleva vivere. Vivere ora. – Ma quando è “ora”?

 

Ma è generalmente un debolezza della cristianità il fatto che non ci sia molto da ridere. La Bibbia riserva al di qua davvero poca vera gioia. La parola felicità nel Nuovo Testamento non compare per nulla. Strano, no?

Allora la felicità era riferita alla “privazione”. Per Ellen era collocata in ospedale, in una grande camera con otto letti, pronto lì davanti alla porta. La felicità poteva tornare a camminare ritta e senza aiuto. Voleva perfino passeggiare. La felicità si era rasata, s’era lavata i capelli, s’era pettinata era davvero carina da guardare. Così almeno ha raccontato una volta Ellen. Benno Wuttke aveva rimboccato le maniche alla sua vestaglia mattutina. Ed Ellen non poté fare altro che lisciare i peli arricciati sotto il suo avambraccio.

Allora Ellen non era stata così entusiasta. Quando il padre quella sera le aveva detto che quell’uomo lì, quell’estraneo dormirà con affanno, lei rimase atterrita, perfino un poco stizzita. Com’erano diventati lunatici i genitori. Entrambi, il padre come la madre, potevano a mala pena prendersi cura di se stessi, la loro piccola pensione bastava appena per i medicinali che trovavano al mercato nero, per l’affitto e per la legna da ardere. Era Ellen che portava a casa il denaro e la maggior quantità di marchi. Era Ellen che cucinava e faceva il bucato. Ed ora il padre torna dalla serata passata in comunità con un tipo del genere, uno che aveva voluto rasarsi in chiesa! – Il fatto che in parrocchia non ci rasi non era motivo sufficiente per portare quell’uomo a casa. I genitori erano tuttavia come quei bambini che per gioco portano a casa gatti randagi qualsiasi, senza sapere che quegli animalacci chiedono lavoro e fatica. Quello straniero era un perdigiorno, uno che avrebbe creato solo seccature, uno che non aveva chiara facoltà mentale ed era pure pieno di pidocchi. E poi l’odore aspro che da lui emanava…- ed accadde proprio così: già il giorno dopo per colpa sua si dovette chiamare il medico, il quale non poté fare altro che scuotere la testa.

 

Ma ora, dopo una settimana in ospedale – in lui era riconoscibile un essere umano. Un tipo forte, così diverso dagli uomini di Steinburg, i vecchi o gli invalidi, o gli adolescenti con la grande visiera, che la chiamavano sempre, dalla strada. Benno Wuttke era il suo nome. E che mani grandi aveva! Così grandi, eppure non stonavano con il lavoro che finse di aver imparato. Oppure, forse, aveva sempre riparato gli orologi della stazione, o quello sul campanile?

Di pomeriggio sedevano allora l’uno accanto all’altra sulla panchina, e Benno Wuttke raccontava del mondo, degli orologi – e del cibo. Il suo grande sogno era di poter avere un giorno un intero pollo arrosto tutto per se, da non dividere con nessuno. Quella sarebbe stata una felicità vera, qualcosa che in vita sua avrebbe ricordato. E quando Benno Wuttke raccontò questo, per Ellen fu come se qualcuno avesse aperto una finestra. Questo non lo si può spiegare; Ellen stessa non lo capì. Quel Wuttke non aveva detto davvero nulla di così importante. Tuttavia ascoltarlo era come…- respirare.

Ma sto raccontando troppo.

In ogni caso l’indomani Ellen gli portò il pollo arrosto. Le preghiere di Benno Wuttke erano state dunque ascoltate. Lui voleva sapere da dove provenisse. Così, senza marchi? Quella sì che era una gioia! Entrambi sedettero di nuovo sulla panchina lì fuori, lontani da sguardi indiscreti, e Benno Wuttke le offrì un’ala, ma Ellen la rifiutò. No, l’arrosto era solo per lui. Se lo doveva gustare, finalmente.

 

*

 

Gli anni vissuti nella comunità di Cristo hanno lasciato un segno in Benno Wuttke. Le persone di quella chiesa libera si sentivano chiamati ad un particolare “servizio di testimonianza”. Su questo non voglio dilungarmi oltre. Lei avrebbe dovuto conoscere il vecchio pastore! Quell’uomo la domenica deplorava non solo il declino degli usi e della morale, inveiva anche contro la nicotina e i peccati di gola – erano quelli i problemi più pressanti. Il comunismo non poteva fustigarlo sempre, perché gli avrebbe provocato guai. Inoltre, Paolo dice che ognuno dev’essere sottomesso all’autorità, e del resto i romani non erano migliori dei rossi. Prima non si sarebbe dovuto scegliere i marroni.- Ciò che allora avanzava come tema per la messa era tutto il male del mondo, per lo meno le catastrofi, le molte bufere e, da non dimenticare: la falsa credenza presenti ovunque. Tutto ciò doveva essere segno del fatto che presto sorgerà il suo regno, la signoria di Gesù Cristo! A lui volevano rendere testimonianza.

Ciò che formava davvero quella comunità era la sua comunione, la coesione. Sa, uomini che hanno bisogno l’uno dell’altro si trattano l’un l’altro diversamente da come sappiamo e sperimentiamo accadere oggi: il capitalismo è la libertà dell’uno dall’altro, ma Gesù è la libertà l’uno per l’altro. Sicuro, nella comunità c’era anche un certa severità nei rapporti reciproci. Benno Wuttke avrebbe dovuto provare una volta ad entrare in chiesa con “pantaloni chiodati”!”Pietà!” Ci sarebbe stata una sollevazione. Nella comunità di Cristo si prestava molta attenzione al fatto che la rettitudine trovasse espressione anche nell’abbigliamento – e certamente nella condotta di vita.

Così Benno Wuttke si dedicò subito ad un lavoro in regola. Lei sa bene che il tempo è denaro. Ed ogni epoca ha bisogno dei suoi orologi. In questo senso Benno Wuttke, che altrimenti era stato sempre in ritardo, era arrivato in tempo utile per mettersi in proprio come orologiaio a Steinburg. Col tempo arrivò perfino un modesto benessere: Il nostro Benno Wuttke nel suo laboratorio gestì a tempo perso un lucroso commercio di oggetti usati di ogni tipo – cinture, pentole e perfino pinze! In quegli anni non c’era nessun tipo di pinze da poter acquistare. In offerta, tuttavia, lui aveva soprattutto orologi, orologi da polso usati. Un’infinità. Lei non ha idea da dove provenissero tutti quegli orologi da polso!

Nel suo negozio entravano di tanto in tanto ufficiali russi, quelli che dalla fine della guerra stazionavano in Germania. Quegli uomini dell’Armata Rossa avevano la stoffa per stare sempre tra sé e sé. Per loro gli orologi da polso erano una specie di valuta. Un mezzo di pagamento, il cui valore tuttavia decadde. Oggi questo non ce lo si può immaginare. Quegli uomini avevano messo da parte orologi!

Il maestro orologiaio Wuttke li aiutò a cambiare la vecchia valuta nella nuova. La voce circolò, cosicché Benno Wuttke si guadagnò una buona fama nello stato maggiore della guarnigione di Steinburg. Così alcuni degli ufficiali diedero forma al loro essere grati portandogli bottiglie di vodka.- Vodka? A Benno Wuttke, che era infinitamente felice di essere scampato al moloc alcool, non avendo più bevuto “neppure un sorso“, non rimase da fare altro che mettere tutti quei regali a disposizione della clientela. Con un piccolo ricarico per le spese, si capisce.

Benno Wuttke non presentarsi a mani vuote nel momento in cui avrebbe chiesto la mano di Ellen. I cui genitori, per quanto ne so, rimasero sollevati nel sentire quella richiesta.

Il matrimonio dei due fu una grande festa. Si è trattato dell’ultimo distacco all’interno della comunità di Cristo di Steinburg. Ci fu ancora un battesimo, quello di Karlchen. Sento ancora fratello Benno dire: “I nostri sposi sono stati solleciti“. La cicogna portò il bambino già due settimane dopo il matrimonio! “Un miracolo, no?”

 

(Traduzione: Vito Punzi)

TDDL_2009_banner_beige_0: descriptionTDDL_2009_banner_beige_0: description