Aleks Scholz
Nato nel 1975 a Gera, vive attualmente a Dublino (IRL). Laureato in astronomia. Dopo alcuni soggiorni di ricerca in Canada e in Scozia, attualmente lavora con una Schroedinger fellowship presso il Dublin Institute for Advanced Studies in Irlanda.
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Informazioni sull' autore
Videoritratto
Regie: Lars Hubrich
Aleks Scholz
Google Earth
Traduzione: Vito Punzi
L’appezzamento di Trampe è suddiviso in maniera semplice. Delimitato su tre lati da una siepe, visto dalla strada si articola in giardino antistante l’abitazione, casa, corte e campo di rape. Dietro lo sguardo si libera su ampie distese di morene di fondo, schiacciate dai ghiacciai prodottisi in varie epoche glaciali. Con fatica, strato dopo strato, le masse di ghiaccio hanno spianato la terra e l’hanno avvicinata alle colline pietrose delle morene frontali che iniziano al di là della strada. Quando l’ultimo ghiacciaio si decise infine per l’inversione, la sua parte terminale meridionale, la lingua del ghiacciaio pieghettata in maniera complicata, si trovava allora dov’è oggi il giardino antistante casa di Trampe. Ad intervalli regolari si staccavano grossi pezzi di ghiaccio dal margine del ghiacciaio e cadevano sul terreno.
Tra l’altro, lì dove Trampe se ne stava ozioso e da dove lasciava vagare lo sguardo sul terreno. È ancora mattina presto e la siepe getta una lunga ombra. Da anni cresce senza ostacoli nel giardino davanti alla casa. Larga ormai diversi metri, la siepe è una grande parete viva adibita alla difesa dagli sguardi provenienti dalla strada e dai vicini. Solo in un punto ci sono due montanti in cemento che, per realizzare un punto d’accesso, la frenano. Per gli eventi che accadono nell’oscurità della siepe, dove ogni interstizio è riempito da esseri viventi, già da tempo non si possono più trovare espressioni attendibili.
Dal cortile del vicino si sente un abbaiare velato. Liebke s’affaccia alla porta per liberare il grifone nano e fare due passi lungo la siepe che delimita il suo giardino davanti casa dalla proprietà di Trampe. L’unico punto di contatto tra i due appezzamenti è costituito dalla porcilaia che si trova nella corte di Trampe, la cui parte posteriore a guardar bene si trova a ridosso della siepe, e dunque è così vicina a Liebke che si sentono distintamente tutti i rumori dei maiali. Quei versi sarebbero tutto ciò che Liebke riceve dal suo vicino, se al grifone nano non riuscisse di tanto in tanto di razzolare attraverso la siepe portandosi qualche oggetto. Nel suo scorrazzare il cane di Liebke è nella condizione di muovere le zampe in maniera così rapida al punto che esse non sono più riconoscibili e sotto il suo corpo si scorge solo un medium indistinto. A quanto pare senza alcun mezzo di trasporto quello scivola sull’erba, dotato soltanto di forza di volontà e di un cuscinetto d’aria sotto il corpo. Le gambe di Liebke al contrario durante il suo camminare sono chiaramente identificabili come unità adibite a quel movimento. Fumando passeggia sul prato tosato di fresco e verifica lo stato dei cipressi nani. Dalla porcilaia vicina provengono grugniti e scalpiccii. Evidentemente Trampe ci tiene a permettere proprio lì vicino ciò che ogni volta dà adito ai maiali per conclusioni sbagliate.
Quando Trampe va nella rimessa, con addosso la tuta blu della domenica, nel cortile non c’è nessuno. Ad eccezione di Mike, che si trova su una collinetta di sabbia, non si vede nessuno e con Mike non si può parlare. Lui passa il suo tempo a riempire di sabbia una scatola di conserva per poi svuotarla di nuovo, compiendo una serie di movimenti regolari che nel ritmo assomiglia al moto delle onde in un mare quieto. La scatola di Mike sembra vecchia, la superficie argentata è smussata ed i margini sono arrugginiti. Tuttavia non c’è dubbio che essa svolge impeccabilmente la propria funzione. Ci vuole un po’ prima che Trampe trovi di nuovo ciò che cerca nella rimessa, dove si trova la sega circolare ed è piena fino al tetto di legna da ardere. Alla fine però ha recuperato il suo badile, piatto e largo, come dev’essere per l’uso che ne deve fare, cioè gettare sabbia nel miscelatore di cemento. Con il badile sulle spalle esce dalla rimessa e si dirige verso il giardino antistante casa.
Passa così in un punto nel quale la siepe s’inarca in direzione di Trampe, dalla parte della sua proprietà, senza che questo abbia nulla a che fare con Liebke. Ne è causa un albero che si trova nel bel mezzo della siepe, ora riconoscibile solo perché lì le foglie sono diverse, sono molto frastagliate e con una tonalità di colore leggermente più chiara rispetto al resto della siepe. Del resto albero e siepe non avevano altra scelta se non quella di aderire l’uno all’altra e di resistere insieme. Al di là di queste entità per un po’ non si estende nulla, un deserto abbandonato dagli uomini fatto di erbacce e cespugli.
L’unico luogo da cui si ha un minimo di visione dell’appezzamento di Trampe è probabilmente la montagne delle volpi, dall’altra parte della strada. Se davvero lì ci siano delle volpi è più che dubbio e la definizione di montagna pare essere altrettanto poco giustificata. Per lo meno è alta abbastanza per delimitare aspramente, insieme ad alcune prossime morene frontali, la parte meridionale del paese. In direzione sud si distende dolcemente il fianco boscoso della montagna delle volpi, fino ad uno stagno, nato probabilmente dal ghiaccio morto di una antico periodo freddo, in un’epoca nella quale le parti componenti la catena collinare erano disposte a nord in ordine sparso. Un acuto angolo di sospensione è formato dalla limitazione settentrionale della montagna delle volpi. Da lassù si ha un bel panorama sulla pianura di marna riportata che il ghiacciaio ha depositato lì. In pratica, nessuna pianta è riuscito a mettere radici sulla ripida pendice settentrionale della montagna delle volpi. Per questo motivo chiunque si fermi lì per un po’ può notare con esattezza che l’altura consiste di un grezzo miscuglio di argilla e sabbia chiara. Raramente qualcosa di grande risulta essere così poco misterioso come la montagna delle volpi.
Nel frattempo Trampe ha iniziato a scavare nel giardino antistante casa una buca circolare. Lo scavo risulta palesemente facile, poiché gli strati di terra superiori si dimostrano molli, senza pietre e ricoperti solo da un sottile strato d’erba. Trampe scava uno strato di humus dopo l’altro e quanto più va in profondità tanto più va indietro nel tempo, risalendo all’anno nel quale il terreno venuto alla luce del giorno è scaturito dal fogliame staccatosi dalla siepe. Si tratta di un viaggio nel passato, nel passato diventato concime della siepe selvatica. Nel frattempo Tramp scende e risale più volte nella sua buca. Si adagia sul terreno e respira profondamente. Sebbene la fossa non sia troppo larga, Trampe può stiracchiarsi comodamente senza arrivare a toccare le pareti. Talvolta se ne sta lì disteso per minuti, osserva il pezzo circolare di cielo sopra di lui e lascia che la terra stilli attraverso le dita. Da ogni lato si ergono lombrichi, le cui estremità si muovono scoordinate nella nuovo cavità.
Già dopo la rimozione dello strato erboso l’aspetto del giardino antistante casa è cambiato significativamente. Visto dall’alto, è riconoscibile lì una rotonda macchia marrone sulla quale di tanto in tanto si distende un uomo. In questo si differenzia chiaramente la proprietà di Trampe da tutti gli appezzamenti vicini, non presentando quelli alcuna macchia ben delimitata. Il punto marrone più vicino si trova lontano, dietro l’abitazione di Trampe, nella pianura, al centro di un grande pascolo per mucche, dove per motivi poco indagati già da tempo non cresce più erba. Ci sono macchie scure anche dall’altra parte della strada, prodotte da pietre di granito di forma irregolare che molto tempo fa si sono mosse verso sud insieme al ghiaccio ed ora si trovano lungo i versanti della montagna delle volpi. È completamente senza macchie, il prato di Liebke, un modello di cromaticità uniforme, quasi difficile da credere.
Nel frattempo Liebke sta finendo di sbrigare i suoi lavori consueti. Ispeziona con cura la cassetta meteorologica, un regalo di Natale dei genitori che ha collocato all’esterno, sulla finestra della cucina. Si tratta propriamente di due casette poste l’una accanto all’altra abitate da due piccole figure che in relazione all’umidità dell’aria si dispongono all’interno o all’interno della propria casa. Una delle figure ha sempre con sé un ombrello, l’altra veste un costume da bagno. Durante l’inverno Liebke fu molto preoccupato per il tempo, perché per un motivo a lui inizialmente ignoto l’uomo con il costume da bagno non uscì mai dalla sua casa. Dopo un lungo sforzo Liebke scoprì che ogni mattina dal telaio della finestra delle cucina grondava acqua di sgelo nel camino della casetta meteorologica e proprio sulle crine di cavallo che sono collocate all’interno della struttura e che servono da sensori d’umidità. Completamente fradici, quelle si rifiutavano di far muovere le figure, così come avrebbero dovuto. Liebke osserva con un pizzico d’orgoglio la nuova saldatura impermeabile del camino, responsabile del fatto che la previsione avvenga ora senza errori. Oggi, per esempio, i due ometti del tempo se ne stanno ciascuno sull’ingresso della propria casa ed osservano titubanti verso l’esterno.
Il piano di Trampe consiste a quanto pare nello scavare non tanto a caso, piuttosto esattamente nel punto in cui un tempo si trovava la fontana a getto. Si tratta solamente di una ciotola rotonda in cemento infilata nel terreno il cui margine superiore un tempo si trovava all’altezza dello strato erboso. Nessuno prima aveva visto dell’acqua nella fontana a getto. Mentre la fossa di cemento risulta riempita da lungo tempo con terra nera piuttosto buona. Il miscuglio viene compattato con regolarità dall’alto, quando Trampe insegue i maiali nel giardino antistante casa e sua moglie stende gli abiti ad asciugare. Contemporaneamente i lombrichi e i millepiedi penetrano i vari strati e digeriscono le ultime parti dei resti della tosatura, finché tutto viene macerato. Per giungere fino al punto in cui si trova la fontana a getto Trampe dovrà rompere quella procedura.
Non gli restò molto tempo. Nel tardo pomeriggio chiude la macelleria nella quale la signora Trampe vende quotidianamente freddi Römerbraten e Mettwürste. In realtà lei è addetta da tempo all’insalata di carne, che per situazioni alternanti consiste di vegetali crudi, carne e pasta, con contorno di insalata verde. Ma nessuno in paese compra insalata di carne. Insalata di carne, lo si capisce già dal suono, come se si stemperasse il buon cibo con qualcosa di straniero. La signora Trampe è di malumore a causa di questa tendenza, tuttavia vi ha investito tempo e fatica e per questo motivo non vede l’ora di staccare dal lavoro.
Lungo il sentiero Liebke afferra il giornale. È della settimana scorsa, perché riceve esclusivamente giornali della settimana passata. Suo padre glielo lascia dopo aver finito di dargli una scorsa, sebbene un po’ irritato dal fatto che oltre a suo figlio in paese non c’è nessuno interessato ad informazioni della settimana passata. A Liebke tuttavia non importa nulla delle informazioni. Le lettere piuttosto, per questo motivo ha bisogno del giornale, e le lettere non invecchiano. Il più delle volte i titoli di giornale contengono meno grosse dieresi di quante non ne servano per testi ordinari e comprensibili. Talvolta Liebke si blocca per settimane su di una lettera incompleta ed attende le dieresi. Oggi tuttavia il caso è dalla sua parte, perché due enormi serbatoi di nafta si sono capovolti. Premuroso taglia le lettere mancanti con le forbicine da unghie, le incolla lì dove mancano le dieresi nella sua lettera e annuisce contento prima di incartare lo scritto finito e di metterlo nella cassetta insieme agli altri.
Poco più tardi si vede Trampe rientrare in casa dal giardino antistante. Nella cantina è decisamente più fresco che davanti alla porta d’ingresso. Dalle pareti sale umidità e l’aria è pervasa da una pesante esalazione di cavolo verde, di caffé vecchio e di escrementi. Ormai i ratti non si prendono più la briga di conservare la quiete quando qualcuno entra in cantina, prevalgono nel numero e nell’aggressività. A causa della sporcizia si sente pigolare e stridere in maniera distinta. Trampe scende verso la rape dolci, senza gettare sguardi né a destra né a sinistra, dove sono riconoscibili nella semioscurità diverse porte massicce sbarrate. Le rape rosse si trasformano in ottimo cibo per maiali quando le si fa cuocere abbastanza a lungo. I maiali divorano in qualche modo tutto ciò che si dà loro. Trampe non ha alcun sussulto quando un animale peloso gli cammina su di un piede. Rapido carica la carriola di rape grezze, mette un parato sulla scala e spinge la carretta verso l’alto. Arrivato nel giardino antistante casa la svuota, ponendo le rape accanto alla fossa quasi pronta. Nel frattempo l’ombra della siepe s’è assottigliata al punto che il fondo della fossa è nella luce per due terzi. In ogni caso lì non diventerà certo più chiaro.
È un caldo e limpido giorno di primavera. Il cielo sarebbe completamento sgombro di nubi se non ci fosse un’unica traccia bianca che corre facendo un ampio arco sull’intero campo visivo, perpendicolare alla catena collinare e proprio sopra la montagna delle volpi. La linea appare a tal punto ampia e sfilacciata che in quel momento è impossibile decidere se si tratta di una striscia di condensa o di cirri naturali. Qualora si avesse assistito al momento della sua formazione la si potrebbe valutare meglio. I venti in quota in ogni caso, quelli che sarebbero in grado di produrre estesi cirri, indicherebbero un imminente cambiamento del tempo. Probabilmente c’è qui una relazione con il comportamento titubante delle figure meteorologiche di Liebke, e ovviamente questo discorso ha senso se si presuppone che quello non fosse un aereo.
Fatta eccezione per il grifone nano, Liebke è solo in casa. Sua moglie, così almeno crede Liebke, passa le giornate a tagliare i capelli ad altri uomini nell’unico parrucchiere del paese. Fino a poche settimane fa questo corrispondeva al vero. Di recente però molti hanno iniziato a rinunciare al taglio ed i campi vengono coltivati più di rado. La signora Liebke si ritrova così ad avere molto tempo a disposizione, eppure ogni mattina continua ad uscire di casa puntuale, per non disturbare suo marito. Lui dice spesso quanto gli piaccia l’idea che lei lavoricchi attorno a uomini con oggetti appuntiti sulla testa.
Il paese, con la presenza di Trampe e Liebke, si è trasformato in un luogo di rilievo per l’intera zona. Tranquillo se ne sta al margine meridionale delle morene di fondo, proprio nell’angolo retto che si forma tramite la pianura e l’angolo settentrionale della montagna delle volpi, come se fosse stato abbandonato lì dal ghiaccio. Non si ha l’impressione che qualcuno abbia voluto insediarsi intenzionalmente nell’ampia superficie a nord. Sembra piuttosto che le case incalzino in direzione sud, trattenute in questo movimento solo dalle pendici. La montagna delle volpi occupa il territorio come si trattasse di un grande dente. Se ci fossero più alture di forma analoga poste ordinatamente in sequenza, potrebbero formare un’enorme lama di sega, purtroppo troppo grande per poter essere d’utilità per qualcuno.
Ecco riapparire Liebke che fuma all’aperto. Inquieto procede su e giù lungo la siepe e lascia una scia di fumo dietro di sé. Percorre sempre lo stesso tratto, per cui la scia di fumo nuova s’incrocia con quella vecchia. Dopo alcuni minuti il suo percorso è marcato delicatamente da una traccia di nebbia parallela alla siepe, ma anche alle scie d’origine incerta che si trovano in cielo. Già da anni Liebke tosa la sua parte di siepe in modo rigoroso, mentre sull’altro lato essa può crescere indisturbata, perché Trampe non crede alle cesoie. Se la si tosa regolarmente solo da un lato, così si sente spiegare Liebke alla moglie, allora nel corso degli anni la siepe continuerà a crescere solo nell’altra direzione e gradualmente si allontanerà da lui. In un secondo momento, questa è la conclusione di Liebke, il suo appezzamento pian piano crescerà e quello di Trampe si ridurrà – una conquista a lungo termine di un territorio straniero compiuto su presupposti puramente biologici. Purtroppo nello stesso processo l’immobile porcilaia, attraverso la siepe, crescerebbe come un’ulcera nel suo giardino. Prima o poi Liebke diventerebbe il proprietario dei maiali incarogniti di Trampe. Grattandosi la testa si ferma nel punto in cui s’attende lo sfondamento della porcilaia.
In quel momento giungono forti rumori attraverso la parete costituita dalla siepe. Trampe ha appena iniziato a foraggiare i maiali per la seconda volta, oggi. Nessuno sa quante di quelle bestie si trovino nella porcilaia; considerando le dimensioni di quel locale potrebbero essere al massimo due, se invece si prova a intuirlo dal rumore che fanno potrebbero essere almeno dieci. La bolgia a più voci comincia quando Trampe si avvicina alla porcilaia portando con sé una grossa bacinella di purea di rape. La bolgia ha un furioso crescendo, fino a raggiungere il culmine quando Trampe versa il contenuto della bacinella nel trogolo. In quello stesso momento cambiano le tonalità; i frequenti stridori si trasformano in rumori di masticamento con tonalità più basse. Nel satollo grufolare delle quinte rumorose si può immaginare che si riversino nei ventri grandi quantità di sostanze liquide che durante il loro percorso si mischiano all’aria per essere poi in parte nuovamente espulsi. Trampe non presta alcuna attenzione a tutta quell’animazione e guada quella merda che gli arriva fino al ginocchio. Poco prima di uscire si ferma e resta immobile a guardare il terreno. Ai suoi piedi, nel quadrato formato dalla luce del sole che filtra attraverso la porta, c’è qualcosa che luccica. Si china, solleva con due dita dal letame l’anello d’argento, lo ripulisce da qualche resto di merda e lo osserva alla luce. Con la fronte corrugata se lo infila nei pantaloni e s’avvia spedito verso casa.
Liebke potrebbe aver ragione. Effettivamente sembra che la siepe cresca secondo una direzione. Osservandola dall’alto, nella proprietà di Trampe essa mostra numerose escrescenze, mentre dalla parte di Liebke appare solida e recisa. Quando si muove, la siepe lo fa sempre sul lato di Trampe. È possibile tuttavia, e non lo si può stabilire, che si muova anche la terra insieme ai giardini e alla porcilaia, e che nell’universo solo la siepe rimanga immobile. Lentamente la porcilaia penetra attraverso la bolgia verde. E senza la siepe questo avverrebbe di certo molto più rapidamente.
Poco più tardi riappare Trampe nel cortile. Ha con sé un tavolo sotto il braccio, uno di quelli piccoli, con le gambe corte, che si mettono davanti al sofà tanto per riempire lo spazio. Senza mollare la presa sul tavolo, Trampe apre la porta della rimessa. La sega circolare si trova proprio accanto all’ingresso, probabilmente per evitare, usandola, di usare la luce elettrica. Ancora con il tavolo sotto braccio, Trampe trascina il cavo in casa. Il filo attraversa tranquillo in linea retta la corte dividendo così l’appezzamento di Trampe in due parti quasi uguali. Sebbene il cavo corra nelle immediate vicinanze del cumulo di sabbia, Mike neppure se ne accorge, tanto è concentrato sulla sua lattina di conserva. Trampe solleva per un po’ il tavolo all’altezza degli occhi. Il ripiano del tavolo luccica in prevalenza di tonalità di color marrone chiaro e tuttavia mostra in due punti macchie di una sostanza scura. In più sulla vernice ci sono diversi graffi piuttosto vistosi. Non è più il tavolo da salotto che lui conosceva.
La sega circolare di Trampe è uno degli aggeggi più rumorosi del paese. Finché non si accosta qualcosa alla lama produce un ronzio piuttosto minaccioso che poi cresce fino a diventare drammatico quando Trampe sega la prima gamba del tavolo. Questo stridore induce regolarmente gli uccelli che si trovano lì attorno in un ampio raggio a tacere, echeggia lontano nella pianura e perfino Mike sobbalza nel suo punto elevato. Trampe sega con metodicità un pezzo dopo l’altro e così facendo, con quel ronzare e stridere, produce un’antifona quasi cadenzata. Sebbene nessuno in paese sappia alcunché dell’agire di Trampe, la sega è un gioco, di questo si può essere certi.
Per Liebke non c’è alcuna possibilità di eludere i rumori provocati da quella sega. Da tempo il segare dell’amico rappresenta per lui un fenomeno collaterale spiacevole e immodificabile della sua vita, da accettare come, per esempio, il cielo azzurro, ed inoltre, così almeno crede Liebke, esso è la causa principale dei suoi occasionali mal di testa. Liebke si è abituato a sopportare in silenzio i rumori di quel segare. Si ferma lungo il suo percorso dal giardino alla casa, guarda con espressione vuota oltre la strada e non fa nulla. Evidentemente con l’avvio dei suoni prodotti dalla sega si produce una pausa nell’esistenza di Liebke, un buco nero nella sua biografia, sulla quale non c’è nulla da riferire.
Poco a poco la tinozza che è sotto il ripiano su cui è poggiata la sega si riempie di piccoli pezzi di legno. Trampe fa attenzione a che tutti i pezzi tagliati siano all’incirca della stessa grandezza, all’incirca del volume di un pugno chiuso. Quando l’ultimo stridore è passato, alla chiusura del concerto per sega segue un ronzio più lungo durante il quale Trampe verifica di non aver tralasciato nulla. Dopo essere stata spenta la sega non diventa immediatamente silenziosa. L’inerzia della lama vuole che essa continui a girare per alcuni secondi, per cui come conseguenza delle frizioni si riducono contemporaneamente l’ampiezza e la frequenza del ronzio. Dovrebbe prodursi un suono simile quando un uccello in punto di morte non smette di fischiare. In totale Trampe ha fatto del tavolo un centinaio di frammenti grossi quanto un pugno. Evidentemente soddisfatto, trasporta il suo carico di legna nel giardino antistante casa, lo scarica accanto alle rape e scende di nuovo nella fossa. È evidente che quella continua a non essere abbastanza profonda.
Nel frattempo Liebke è rientrato in casa. La prossima cosa da fare è eliminare i resti dei giornali che si sono ammucchiati sotto la scrivania. Rimpicciolisce con cura i fogli fino a farne dei ritagli che non devono essere più grandi di francobolli. Quando ha finito si trova di fronte a un secchio da cinque litri pieno di ritagli di giornale. Solleva il secchio con le punta delle dita e lo porta di sotto, in uno scantinato senza finestre, cui ha accesso solo lo stesso Liebke. Sicuro nella mira, s’appiglia nell’oscurità ad un punto della parete nel quale si trova l’interruttore e chiude la porta dietro di sé. Per quanto si può vedere, Liebke tiene ben in ordine quel locale, tutta le pareti sono verniciate di fresco e gli angoli sono senza ragnatele. Al di là di un gran numero di secchi, che contengono ritagli di giornale o colla da parati, il locale è vuoto. Liebke ha appena collocato il secchio che s’è portato dietro accanto agli altri quando sente il grifone nano raspare alla porta. Liebke non poteva sopportare quel cane.
Nel giardino di Trampe ad intervalli regolari continua a volare terra fuori dalla fossa. Dello stesso Trampe si vede ormai solo il busto. Ogni grumo di terra nel suo percorso dalla fossa verso l’esterno traccia un nitido arco a forma di parabola, nell’aria si disgrega in pezzi, così che alla fine cade come si trattasse di una pioggia estesa fatta di piccoli elementi. Col trascorrere del giorno s’è formato un ammasso di terra regolare e a forma di cono, il cui margine estremo è proprio a ridosso della fossa. Trampe è riuscito a trasformare un cilindro di terra che si trovava nel terreno in un cono, sebbene questa non fosse la sua intenzione. Alla fine si sente provenire dalla fossa il grattare poco bello del metallo sulla pietra: Trampe è incappato nella superficie in cemento della fontana di getto. Quando esce dal cilindro vuoto sul suo volto rilucono gocce di sudore. Appoggiato al badile se ne sta tranquillo al margine della fossa.
Poco dopo lo si vede camminare di nuovo nella corte, questa volta a braccia incrociate e senza una destinazione riconoscibile. Trampe si ferma per un po’ alla luce e fissa il terreno. Il momento dell’immobilità passa rapidamente. Pochi secondi dopo è accanto a Mike, che si accorge di lui quando la sua ombra cade sul mucchio di sabbia. Per la prima volta in questa giornata si sente Trampe parlare. Senza attendere la reazione gira sui tacchi e torna a procedere in direzione del giardino. Mike lo segue come un bassotto giocattolo al guinzaglio. Sul fondo della fossa si vede rilucere il pavimento della fontana di getto. Per prima cosa Trampe spala le rape nella fossa, poi i pezzi di legno del tavolino. Scende, distribuisce tutto nella stessa misura, liscia la superficie e si corica. Uno strato di cemento, uno di rape, uno di legno, uno di Trampe.
Per alcuni minuti non accade nulla. Il giardino antistante casa offre un’immagine geometricamente nitida. Due macchie circolari, determinate dalla fossa e dal mucchio di sabbia, formano al centro del prato un otto di colore marrone. Un uomo è disteso all’interno di una metà dell’otto, mentre un altro se ne sta accovacciato nel punto di congiunzione dei due cerchi. Nessuna parte dell’insieme da segni di vita. Per la prima volta da milioni d’anni a nord delle colline delle morene frontali si mostra di nuovo nel paesaggio una combinazione valle-montagna. Una posizione avanzata, occupata da due strane figure che evidentemente non sanno che cosa, dal punto di vista della storia della terra, debba iniziare in virtù di quella loro situazione.
Mike è titubante. Probabilmente non era mai stato seduto così vicino ad una fossa. Più volte sospinge la sua lattina della conserva da una mano all’altra. La riempie con la terra che è stata riportata accanto alla fossa, la tiene per breve tempo con entrambe le mani e poi la svuota con cautela nella fossa. L’operazione è un po’ più difficile, perché la sabbia, con la quale aveva altrimenti a che fare, è più fine, ma ce la fa. Con la lattina successiva è già a suo agio. In un tempo relativamente breve Mike può riempire di terra molte lattine della conserva, per poi svuotarle; difficile trovare qualcuno che facendo cose simili possegga così tanta pazienza e tenacia. Alla sera la signora Trampe rientra dal lavoro, vede Mike preso dalla sua solita occupazione e scompare in casa. Con Mike in ogni caso non si può parlare. Il mucchio di terra nel giardino antistante a quel punto è già quasi scomparso.