Maximilian Steinbeis, D

Nato nel 1970 a Monaco, vive a Berlino. Si guadagna da vivere scrivendo e vive per scrivere. La sua opera di debutto, il racconto Schwarzes Wasser, "una bella storia di una Lolita" (NZZ), viene pubblicata nel 2003 dalla casa editrice C. H. Beck.

Download testo in:

Formato PDF (*.pdf)

Video ritratto

Informazioni sull' autore

 

Einen Schatz vergraben

© 2011 Maximilian Steinbeis

Traduzione: Vito Punzi

 

 

 

Seppellire un tesoro

 

Benvenuto. Prego, assuma con cura queste informazioni. Questo è per me risparmio di tempo e per Lei di denaro. Il mio consiglio costa un’oncia d’oro all’ora. Lei non vorrà certo perdere tempo e soldi con i preliminari.

Lei si è deciso a mettere in sicurezza la Sua il rendimento della sua vita prima dell’imminente catastrofe. Per questo Le faccio i miei migliori auguri. Lei ha dimostrato coraggio e decisione. Queste due qualità del carattere Le risulteranno ancora molto utili per la realizzazione del Suo progetto.

Ciò che Le manca sono il sapere e l’esperienza. Io dispongo di entrambi e Le propongo di approfittarne. Questo ha un prezzo. Ma non c’è bisogno di molta fantasia per immaginarsi quanto potrà costarLe cara ogni valutazione sbagliata ed ogni imperizia nella messa in opera del Suo piano. Paragonato con ciò io sono più adatto.

Lei si aspetti qui quanto segue: Le presenterò in forma generale che cosa accade nel seppellire un tesoro. Successivamente Lei potrà valutare per sommi capi quali saranno le difficoltà che si troverà di fronte, a che cosa dovrà prestare attenzione e quali difficoltà incontrerà.

Ascolti. Rifletta con calma su tutto. Poi concordi un appuntamento con la mia segreteria. Di tutto il resto ne parleremo poi.

Il primo passo: trasformare i Suoi soldi in oro.

Si goda questo passo. Trasformare tutto ciò che si ha in oro è una grande avventura. Si goda il momento in cui Lei entra in banca, sorrida pacatamente in direzione della telecamera di sorveglianza e dica in faccia al cordiale consulente che Lei desidera mettere fine all’imbroglio compiuto nei Suoi confronti da lui e dall’istituto bancario che lo tiene costantemente occupato, chiudere tutti i conti e i depositi, vendere tutti i titoli, tutte le quote fondiarie, e tutto questo da subito.

Sottolineo: tutti. Tutto ciò che Lei possiede.

Proverà la tentazione di fare compromessi. Penserà: E se tutto dovesse evolversi in modo completamente diverso? Sarà tentato di diversificare. Di distribuire il rischio. Di non mettere tutte le uova in un unico paniere.

Conosce questi modi di dire?

Sono esattamente le cose che Le ha sempre predicato il Suo consulente bancario, non è forse vero? Ho ragione?

Resista!

La tentazione è forte, lo so. Me Lei deve resistere.

Pensi al momento in cui lo stato farà saltare i suoi vincoli obbligazionari, si libererà ed inizierà a placare la sua imponente fame di potere, così tanto cresciuta negli anni. Pensi al momento in cui tutti i suoi soldi diventeranno ciò che sostanzialmente sono sempre stati, cioè un mucchio di carta colorata stampata.

Ascolti le mie parole: dovranno pagare tutti quelli che non hanno sottratto a tempo debito i Suoi beni alla presa dello stato.

Ma per fare questo, l’unica soluzione si chiama oro, e quello bisogna sotterrarlo, e presto.

 

Oh, non ho certo sottovalutato la dolcezza del veleno che il simpatico consulente Le stillerà sulla lingua allungata. È un tipo ben addestrato. Si guarderà bene dal farLe aperta resistenza.

Naturalmente, dirà. Una buona idea, l’oro, di questi tempi, dirà.

Lui vuole aiutarLa, vuole rendersi utile. A suo modo, nei Suoi confronti crede di essere perfino buono.

Potremmo proporLe questo certificato indicizzato, dirà, oppure quei fondi di materie prime. Oppure, perché non azioni di miniere? Oppure, se si tratta di oro in senso fisico, allora lo depositi almeno in questa cassetta di sicurezza, qui nel nostro caveau. Non si accolli la fatica della sorveglianza. Eviti il rischio. Guardi quant’è al sicuro, guardi come riluce fredda la massiccia blindatura, guardi come osserva fisso l’occhio del laser del nostro sistema elettronico di sicurezza, senta come i perni in acciaio inossidabile grandi quanto un pollice penetrano nelle canne, quasi senza far rumore, apribile solo con l’inserimento di un codice segreto di 15 cifre, tanto che per scassinarla il computer più competitivo del mondo c’impiegherebbe migliaia di anni.

Senta: il giorno della resa dei conti lo stato vorrà sapere dalle banche i nomi di chi gestisce presso di loro tutte le cassette di sicurezza. Alla Sua porta di casa suoneranno degli impiegati accompagnati da uomini armati e quelli L’accompagneranno alla Sua cassetta di sicurezza e con piglio serio Le intimeranno di aprirla. Saranno autorizzati ad usare la violenza, nel caso Lei non si piegasse. E di fatto Le sottrarranno l’oro.

Dunque: si tappi le orecchie. Non sorrida. Non risponda ad alcuna domanda. Non dica nulla, se non il desiderio: Lei reclami ciò che Le appartiene, lì e subito.

Se la cava bene, il simpatico signor consulente, che con Lei è stato davvero sempre così sollecito. Farà forse la figura di essere un po’ indeciso ed ammiccherà con i suoi tristi occhi marroni.

Quelli saranno gli ultimi secondi della Sua vita come suo cliente. Si congederà subito da Lei. Sparirà subito, si rinchiuderà nei locali della filiale ottimamente climatizzati e dipinti con tranquillizzanti tonalità pastello, lì dove già un gregge di persone aspetta pazientemente di essere consigliata da lui.

Lui Le allungherà la mano. Lei non l’afferri!

 

Si faccia liquidare il Suo capitale con banconote da 500 euro.

Alcune banche vendono perfino oro. Lo ordinano per Lei. Una buona pratica, penserai Lei, forse. Così Lei non avrà seccature, lo riceverà bello e impacchettato e Le verrà consegnato a casa gratuitamente.

Ripeto: Lei non dovrebbe accettare nulla dalla banca. Se Lei non fa proprio questo mio suggerimento la nostra collaborazione è senza senso. E se fosse così preferirei impiegare il mio tempo, così limitato, per fare altro. Lo dico seriamente.

In Germania esiste una legge secondo la quale ogni grande acquisto d’oro dev’essere registrato dalle autorità. Lei si può immaginare il motivo.

A Lei questo non porterebbe alcun vantaggio, se il Suo tesoro giacesse al sicuro sotto terra, se non che si ritroverebbe in prigione.

Esistono fortunatamente dei negozi, dei negozi del tutto normali, che vendono metalli pregiati. Monete, pezzi antichi appartenuti a collezionisti, ma anche pezzi di nuovo conio. Si può entrare in questi negozi senza neppure dover dire buongiorno. Si può sfogliare sul tavolo il denaro contante restandosene in silenzio, semplicemente indicando ciò che si desidera. Non si è costretti in nessun modo ad aprire la bocca. Della metamorfosi del Suo denaro nessuno saprà nulla, o comunque non più di quanto si saprebbe se Lei ci acquistasse uova, benzina o un nuovo impermeabile.

Questo lo si può fare. È del tutto legale. Esiste in ogni caso un importo massimo concesso che è di 15.000 euro. In caso di importi superiori il venditore deve segnalare l’affare.

Superare questa difficoltà è soprattutto una questione di tempo. Dovrà dividere il suo denaro in tranche di 14.999 euro e cambiare queste tranche in oro in diversi negozi, una dopo l’altra, una oggi ad Amburgo, un’altra domani a Berlino, una terza dopodomani a Monaco. Noi sappiamo quali sono i venditori affidabili. Predisporremo insieme a Lei il piano di viaggio. Verremo a prendere Lei e il Suo denaro con un furgone blindato direttamente presso la Sua banca. Viaggeremo con Lei attraverso il paese, da un negozio di metalli preziosi ad un altro. Secondo l’entità del Suo capitale, dovremmo programmare da due a tre settimane di spostamenti.

 

Lei ha il viaggio alle Sue spalle. Ha conosciuto la Germania, forse in maniera più sostanziale di quanto Lei stessa volesse. Percorrendo l’autostrada per così tante, infinite ore Lei ha stretto amicizia con Frank e Thorsten, i due autisti addestrati nel combattimento corpo a corpo e porto d’armi, che L’hanno accompagnata e difesa durante il viaggio e che alla fine, quando Lei si era abituato alla loro presenza fisica, si sono davvero dimostrati compagni di viaggio assolutamente cordiali.

Lei si è fatto un bagno e si è riposato adeguatamente. Al buffet della colazione si è poi rifocillato.

Poi Lei se n’è tornato nella Sua camera d’albergo ed ha appoggiato su letto le borse sportive che Frank e Thorsten durante il viaggio non avevano mai perso d’occhio, ha aperto le cerniere ed ha tirato fuori ciò che quelle contenevano.

Ora Lei si raccoglie per un attimo in silenzio.

Davanti a Lei c’è il Suo capitale. Davanti a Lei c’è tutto ciò che Lei possiede, nella forma di un compatto parallelepipedo sorprendentemente composto di strati piccoli e piani, di color giallo smerigliato.

È deluso? Immaginava fosse più consistente?

Sciocchezze! Lei dimentica che ha a che fare con l’oro. Prenda un lingotto. Lo faccia, lo faccia. Le appartiene.

Le sembrerà inaspettatamente pesante. L’oro pesa più del doppio del ferro. L’oro è pesante, cioè: non ha bisogno di molto spazio. Questo è uno dei suoi vantaggi maggiori. Si può portare letteralmente in giro con sé una razione d’emergenza in un dente bucato. Sotto un’assicella sconnessa del parquet (presupponendo il fatto che si protende verso una spensieratezza criminale) è possibile nascondere un piccolo patrimonio.

Ma questo non è ancora tutto. Il vero miracolo è l’assoluta indistruttibilità di questo metallo. Sopravive a tutto, ad ogni inimmaginabilmente atroce catastrofe terrena. Rimane sempre ciò che esso è. Altri metalli confluiscono in composti, entrano in relazione con l’ossigeno, con il corruttore dispensatore di vita, si riempiono di ruggine friabile di colore putrido, di efflorescenze di sale incrostato, si sciolgono in gocce umide, si trasformano in argilla, si sciolgono e si decompongono, ma non l’oro. Lì dove Lei lo avrà sotterrato sarà anche dopo dieci, cento, mille anni, luccicherà di quel giallo assolutamente unico che gli appartiene come segno del suo essere miracoloso, eterno come il primo giorno, tra diecimila, centomila anni, deformato e pressato forse dai movimenti stritolanti e plastici della terra, lì dove si trova, tuttavia inalterato, incorrotto, come se non fosse parte del tempo e neppure parte del mondo.

Questo, presupponendo il fatto che nessuno lo dissotterri.

 

Il primo passo è alle sue spalle. Ora segue il secondo: Lei ha bisogno di un luogo indicato.

È essenziale che questo luogo Le appartenga. Se Lei non possiede ancora un terreno, ne compri uno. Acquisti una superficie agricola o boschiva, non meno di un ettaro, l’ottimale sarebbero dieci ettari. Non costa molto e in seguito Lei non dovrà infastidirsi con le pretese dei proprietari terrieri.

Inoltre – e questo forse La sorprenderà -, è piuttosto indifferente quale sia il luogo dove si troverà il terreno. Ovviamente dovrà evitare quelli paludosi e quelli di sabbia, per il resto ogni luogo vale l’altro. Se d’argilla, pietrisco, terriccio, umido, secco, se brullo o ricoperto di vegetazione, non fa alcuna differenza.

Fondamentale è piuttosto un’altra questione: quella relativa a quanto il luogo sia facilmente ritrovabile.

Si legge nei libri che questo è sempre piuttosto facile: un punto isolato nel bosco, un albero con un’incisione, il vertice dell’ombra del ramo più lungo alle ore dodici. Ma questa è roba per bambini.

Nel giro di due anni una radura potrebbe crescere, il ramo potrebbe morire, l’albero potrebbe essere stato sradicato e il luogo dove è stato sotterrato il tesoro potrebbe risultare del tutto privo di indicazioni chiave, dunque potrebbe essere non più un luogo, piuttosto una goccia d’acqua nel mare, un soffio nel vento, un nulla, ed il tesoro sarebbe ovunque e in nessun luogo, scomparso, dissolto, non più disponibile.

Questo non deve accadere in nessun modo. Altrimenti non ci sarebbe bisogno di nascondere il tesoro.

Il dilemma è sempre lo stesso: da un lato il nascondiglio non lo si deve trovare, altrimenti non si tratterebbe di un posto sicuro. Dall’altro però dev’essere rintracciabile, altrimenti il tesoro è perduto.

Per risolvere questo dilemma Lei ha bisogno di quattro parametri: marcatura, segno, codice e chiave.

Il luogo non può essere marcato in nessun caso in un modo qualsiasi. Poiché questo significherebbe che la sua particolarità sarebbe riconoscibile per chiunque. In tempi come i nostri, nei quali ogni tassisti sotterra da qualche parte le sue venti once, solo un pazzo affiderebbe il proprio tesoro ad un simile luogo. So di persone che girano con detektor per metalli preziosi per tutti i luoghi che risultano essere in qualche modo marcati. E facendo questo non se la passano male.

No, dev’essere Lei stesso a marcare il luogo. Lei dovrà assegnargli anzitutto la sua particolarità. Lei dovrà scegliere le particolarità del terreno e dovrà assegnare loro un valore, così che, prese insieme, indicheranno una marcatura.

Questi segni dovrebbero essere durevoli: un albero è meglio di un palo. Una pietra è meglio di un albero. Una collina è meglio di una pietra.

Quanto più numerosi sono i segni, tanto più grande è il rischio che uno di quelli si disgreghi, decada, scompaia, e con esso l’intera Sua marcatura. Sulla basa di tre segni Lei potrà marcare con estrema precisione qualsiasi luogo. Non ne scelga di meno, ma neppure più di tre.

Usi la trigonometria. Le regolarità delle relazioni d’angolazione e lunghezza del triangolo sono eterne. Ne faccia uso.

E tolga le dita dalle coordinate GPS. Lei sarà nella condizione di localizzare il Suo tesoro anche quando i satelliti avranno smesso da tempo di inviare i loro segnali.

 

La combinazione di segni Lei dovrà ovviamente criptarla. Il codice può e dovrebbe essere complicato. Lei non avrà bisogno di memorizzarlo. Dovrà senz’altro annotarlo o comunque trascriverlo in qualche modo. Dunque faccia generosamente uso dell’arte della crittografia. In ogni caso, nella scelta degli strumenti d’aiuto, dovrebbe limitarsi a cose analoghe. E l’ultima cosa di cui lei avrà bisogno, visti i tempi che ci attendono, sarà, al momento del collasso, di essere dipendente dal software e dalla potenza di calcolo di un computer.

 

Così saremmo giunti al quarto parametro per eseguire un efficace sotterramento del tesoro, la chiave.

Dimentichi tutto ciò che Lei crede di sapere sulle mappe del tesoro. Faccia riferimento ad Edgar Allen Poe, il quale ha scritto molte stupidaggini e tuttavia ci ha lasciato almeno un consiglio degno di essere preso a cuore: ciò che si trova alla luce del sole è ciò che è più nascosto.

Non Le consiglierei di lasciare la Sua chiave chiusa in una scatola sullo sporto del camino. Fare questo sarebbe un gesto negligentemente altezzoso. Diversamente dall’eroe di Poe, Lei non dovrà impressionare nessuno.

Il punto è che la Sua chiave non dovrebbe aver bisogno di alcun ulteriore nascondiglio. Dovrebbe prendere corpo in oggetti facilmente accessibili. Guardi fuori dalla finestra: la rete stradale della Sua città per esempio, è una miniera dalla quale si può ottenere a iosa materiale per la produzione di chiavi. Il percorso da A a B. I nomi delle strade. Gli angoli degli incroci. Le lunghezze dei tratti di strada in metri. E si tratta di qualcosa che dura: perfino a Hiroshima la rete stradale si è parzialmente conservata.

Altrettanto ben indicati sono i classici della letteratura e della musica. Provi a fare combinazioni. Se la chiave si compone di più chiavi, le quali chiudono solo in concorso reciproco, la sua efficacia sarà elevata alla potenza.

Lei ha già capito: questo è il luogo delle sue preferenze. La Sua poesia preferita. Il motivetto della Sua gioventù. La strada per la scuola, l’indirizzo del Suo primo amore. Faccia pure il sentimentale. In questo caso è autorizzato. Quanto più sarà intimo tanto meglio sarà. I Suoi ricordi e i Suoi sentimenti non saranno facilmente accessibili per nessun altro e saranno ben nascosti in Lei. E li si può memorizzare bene.           

I quattro parametri: marcatura, segno, codice e chiave deve registrarli Lei stesso. Non potrà sottrarglieli nessuno. Se lo facessi io saprei dove è nascosto il Suo tesoro. E questo non lo vogliamo, né io né Lei.

Le sfide fino ad ora erano anzitutto di natura intellettuale. Quelle che Le sono davanti ora esigono altre capacità.

Non si può solo scavare da soli una buca sufficientemente profonda per potervi nascondere un tesoro. Dunque Lei avrebbe bisogno di un altro uomo – non più di uno, ma di quello non potrà fare a meno. Potrebbe trattarsi di Suo figlio, o di Suo nipote, nel caso ne avesse uno, uno del quale ha una fiducia illimitata e che sia fisicamente adatto per un lavoro così duro. Potrebbe trattarsi anche di Sua figlia o di Sua nipote, ma con le stesse condizioni. Fratelli: mai. Neppure Sua moglie. Non andrebbe bene.

Qualora non avesse un parente prossimo adulto che risulti idoneo, allora avrebbe bisogno di un aiutante. E con questo aiutante si porrebbe un problema col quale Lei dovrà fare i conti.

Intendo dire che Lei dovrà trovare un uomo idoneo. Questo potremmo trovarglielo noi. Ci sono giovani uomini sufficientemente forti che sarebbero felici e grati e dunque accetterebbero volentieri un simile lavoro; non ne mancano di certo. Il problema è un altro. Su questo ci ritornerò più avanti.

L’attrezzatura Lei lo riceverà da noi: vanga, piccone, secchio, corde e – ciò che più conta – due gerle, una per Lei e l’altra per il Suo aiutante, adatte per il trasporto di massimo 650 once d’oro. Queste, moltiplicate per due, bastano per la maggior parte dei capitali. E si dovrebbe evitare di sotterrare una quantità maggiore in un’unica fossa.

650 once sono più di 20 chili. Questo appesantisce molto uno zaino. Lei dovrebbe essere in grado di portarlo per due, tre chilometri senza doversi stancare troppo. Si alleni per questo, se necessario.

 

Giunto sul luogo del nascondiglio La attenderà ancora lo sforzo maggiore. Dovrà scavare una fossa profonda almeno due metri e mezzo.

Esistono seppellitori di tesori ben esercitati e poco propensi a sentimentalismi, i quali si attaccano ostinatamente alla teoria secondo la quale il tempo prima o poi porta alla luce qualsiasi tesoro, Che esso alla lunga non tollera che il tesoro resti nascosto sotto terra. Che l’oro nel fango, il particolare nel generale, che il qualcosa camuffato da nulla vada contro natura e prima o poi dilavato dalla pioggia, strappato alla terra dalla tempesta insieme al ceppo dell’albero che salva, ai cui piedi esso era stato sotterrato, viene attraversato dall’aratro e rigettato in superficie tra nere zolle di terra. Che si ritroverà lì, brillante in piena luce, chiaro e giallo, immutato e come nuovo, esposto a chiunque abbia la fortuna di arrivare lì e di avere gli occhi ben aperti al momento giusto.

Tutto questo potrebbe essere superstizione. Voglio astenermi qui dall’esprimere un giudizio.

Ciò che è essenziale in ogni caso è questo: due metri e mezzo di profondità.

Esistono oggigiorno metalldetektor molto competitivi, tanto più che il progresso tecnologico continua.

Due metri e mezzo. Meglio se di più, mai di meno.

 

Per scavare una fossa di due metri e mezzo di profondità due uomini adulti ben piazzati devono lavorare dieci ore. Tenga conto di questo per la Sua pianificazione del tempo. Se vorrà vedere la fossa richiusa prima dell’inizio del nuovo giorno, Lei non dovrà perdere neppure un minuto.

Nella Sua gerla troverà alimenti energetici altamente concentrati e bevande. Ogni due ore faccia una pausa di un quarto d’ora. Non sarà di Suo vantaggio se Lei e il Suo aiutante sarete stanchi ed affamati e se lavorerete più lentamente.

Ora c’è qualcos’altro di più importante: lasci che sia il Suo aiutante a lavorare in fondo alla fossa. Lui sta dentro e riempie il secchio. Lei invece se ne sta fuori e solleva il materiale di scavo.

Parli con lui il meno possibile. Di solito l’aiutante non conosce per nulla il tedesco. E altrettanto: eviti qualsiasi contatto visivo. Rimanga sempre di poche parole. Chiuda i Suoi occhi e le Sue orecchie, non faccia caso ai suoi gemiti, al suo sudore, ai suoni gutturali con i quali lui cercherà a mettersi in contatto con Lei?. Eviti di consumare insieme i Suoi rifornimenti alimentari o, per l’amor di Dio, di condividerli.

Ciò che l’aspetta è già sufficientemente difficile.

Se compie per dieci ora un duro lavoro fisico insieme con un altro è molto difficile che non ne nasca una qualche relazione. Lui è lì sotto che scava, Lei è sopra che solleva. Si lavora insieme secondo un ben preciso ritmo. Lui sincronizzerà i movimenti con i Suoi. Lui scava mentre Lei solleva, poi spala, e Lei attende finché sia pieno, poi Lei solleva, lui riprende la gravina – dopo una, due ore si risulta a tal punto affiatati che il lavoro quasi diventa qualcosa di stupefacente, come nella danza ogni movimento segue all’altro, come un animale a quattro zampe si attende con impazienza sul fondo finché non si è raggiunta la profondità di due metri e mezzo, si respira perfino in sincronia, nell’oscurità, con i muscoli pieni dello stesso caldo e vivido dolore, lui sotto, Lei sopra.

E alla fine Lei dovrà ucciderlo.

Non esiste nessun modo per far questo facilmente. Per la maggior parte delle persone ciò risulta essere in assoluto la parte più difficile dell’intera operazione.

E Lei dovrà farlo da solo. Noi potremo prepararLa, per quello che sarà possibile. Ma alla fine Lei dovrà essere in grado di prendere la risoluzione di prendere la vanga, di sollevarne la lamina d’acciaio e, nel momento in cui lui svuota la pala nel secchio, tendendo i muscoli della sua cervice, di lasciarla cadere su di un punto preciso della sua nuca.

Ci eserciteremo. Il colpo dev’essere ben assestato.

Se Lei dovesse tentennare, magari incosciamente, perché terrorizzato da se stesso e da ciò che sta facendo, perché Le viene in mente l’uomo che sta là sotto, il suo odore, la sua t-shirt logora, le sue labbra digrignanti, la sua calda corporeità fumante, se Lei rallenterà il colpo della lamina della vanga, allora Lei probabilmente finirà col ferirlo solamente. E questo renderebbe tutto molto, molto più difficile.

Il colpo correttamente sferrato spegnerà l’uomo come una lampadina. Quello cadrà, morto. Ciò che Le rimarrà da fare sarà di richiudere la fossa, ovviamente non prima di avervi nascosto all’interno il tesoro. Per far questo dovrà calcolare circa un’ora e mezzo di tempo.

 

Poi se ne resterà in piedi davanti alla fosse richiusa. Se tutto sarà andato come previsto sorgerà presto il chiarore del giorno, da est comincerà un nuovo giorno.

Si renderà conto di essere preso da una particolare euforia. Noterà che quello spuntare del giorno Le renderà prossime le cose più particolari. Si sentirà così libero e leggero come mai prima nella Sua intera vita. Saltì! Gioisca! Si strappi i vestiti di dosso! Nessuno La vedrà, in quell’ampia campagna Lei sarà solo. Potrà lasciare libero corso ai Suoi sentimenti.

Non dovrà dimenticare tuttavia che dovrà ancora percorrere il percorso che La riporterà alla Sua auto. Gli attrezzi usati dovrà portarli ora da solo, tenga conto anche di questo. Per quanto sarà preso da euforia, dovrà portare a termine anche questo.

Arrivato alla macchina non dovrà in nessun modo ripartire subito. In quella condizione Lei sarà un pericolo per sé e per altri. Dovrà abbassare il sedile all’indietro ed addormentarsi.             

Si tratterà di un sonno così profondo e senza sogni come da tanto tempo non provava. Ciò che L’ha tenuta sveglia, che L’ha fatta rigirare nel letto e che non L’ha fatta dormire tranquillo in tutte le notti precedenti in quel momento sarà al sicuro sotto due metri e mezzo di ghiaia, argilla e fango.

Si risveglierà dopo otto, dieci, dodici ore, forse si sarà fatto di nuovo buio. Le Sue membra saranno rattrappite e doloranti. La pelle del Suo cranio dall’interno sarà come se fosse stata calpestata.

Allora potrà ripartire. Guidi l’auto lungo il tragitto noto. Si infili nel traffico, si reimmerga nel mondo. Acceleri. Afferri il volante con entrambe le mani. Non stacchi lo sguardo dalla strada. Respiri profondamente e con regolarità.

Lei è libero.      

 

 

Banner_TDDL2011 (Bild: ORF)Banner_TDDL2011 (Bild: ORF)